RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

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giroandy79
view post Posted on 22/11/2008, 13:45




21 novembre 2008
GOVERNO OMBRA | Copertina
Ricostruire la giustizia
“I problemi si affrontano partendo dal punto di vista dei cittadini e non di una persona sola”
Si è svolta oggi, presso il Residence di Ripetta, la conferenza nazionale del Partito Democratico “Ricostruire la Giustizia” dove sono state lanciate le proposte innovative e realistiche dei democratici per la riforma dell'ordinamento giudiziario “dalla parte di cittadini”.

Le proposte del PD vertono principalmente su due obbiettivi: semplificare e razionalizzare i processi da un lato; certificare i tempi della giustizia e l'effettività del processo e della pena dall'altro.

“Le riforme non si impongono, si cerca di condividerle attribuendo alla fine alla sfera politica la responsabilità di assumere decisioni. E' un invito che noi facciamo alla maggioranza anche se mi rendo conto che non è tempo di cose razionali ma di isteria, di urla e di contumelie". Così è intervenuto Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico.

“Bisogna decidere - ha continuato il leader del PD - perché una democrazia che non decide è un'assemblea di condominio, ma si deve decidere dopo l'ascolto e avendo cercato il punto di unità massimo possibile”.

“Le riforme – ha dichiarato Veltroni - “non si fanno contro i magistrati o gli avvocati così come la riforma della scuola non si fa contro gli insegnanti ed è per questo che noi abbiamo presentato una proposta organica sulla riforma della giustizia per avviare da oggi un lavoro che nasce dalla volontà di ascolto degli operatori del settore così da arrivare in qualche mese ad un quadro organico di riforma della giustizia, di cui il paese ha enorme bisogno”.

"In Italia la giustizia è negata perché la giustizia lenta è come se fosse una giustizia negata". Veltroni punta l'indice sul fatto che le regole e i valori da rispettare stanno diventando sempre più labili perchè stanno cambiando le coscienze, oggi bersagliate da nuovi modelli imperanti e da “format televisivi”.

La giustizia deve essere efficiente e dare risposte immediate ai cittadini: “In tutti questi anni – ha concluso Veltroni - si è parlato tanto di giustizia per motivi che ora preferisco non dire. Ma credo che gli interessi personali di un singolo abbiamo impedito di risolvere i problemi della giustizia. I problemi si affrontano partendo dal punto di vista dei cittadini e non di una persona sola”.

“Noi offriamo un bagaglio di proposte alla maggioranza – ha detto nel suo intervento il capogruppo PD al Senato, Anna Finocchiaro - ma diciamo che le norme della Costituzione non si possono toccare, perché vediamo proporre troppi modelli di Costituzione lontano da quello dei nostri padri costituenti e perché nella maggioranza c'è un'idea di riforma costituzionale che non condividiamo”.

"Proponiamo – ha continuato la Finocchiaro - una riforma del processo civile, di quello penale, del Csm e del sistema penitenziario seguendo le direttrici dell'efficienza, dell'affidabilità, dell'imparzialità e della celerità. E puntiamo molto sul processo civile perché dall'efficacia del sistema processuale dipende la competitività di un paese. Noi vorremmo che la giustizia sia tenuta fuori dal furore del contrasto politico, sono anni che diciamo di discutere di giustizia penale e civile perché questo può essere un impulso straordinario e un motore di competitività per tutto il paese".

“Oggi siamo di fronte ad un presidenzialismo di fatto, il Parlamento non è altro che il luogo in cui eseguire i diktat e per la maggioranza la tripartizione dei poteri è un arnese del passato" ha concluso la Finocchiaro evidenziando come le leggi ordinarie e il Parlamento devono tornare ad essere, rispettivamente, l'iter legislativo principale e il centro del sistema politico italiano.

Al tal proposito il capogruppo PD ha ribadito che “noi non siamo conservatori, né siamo mossi da feticismo costituzionale. Ma in un clima in cui maggioranza e governo pensano di esaurire la funzione della tripartizione dei poteri mettere mano alla Costituzione per la modifica dei poteri giudiziari è quantomeno incauto. Anzi, lo riteniamo profondamente sbagliato. Noi pensiamo ad una riforma nell'alveo della legge ordinaria. Sarebbe oggi necessario ribadire la centralità del Parlamento con una riforma dei regolamenti parlamentari per mettere un freno all'abuso della decretazione d'urgenza e celebrare la tripartizione dei poteri come fondamento del sistema costituzionale. Oggi, invece, con una modifica dei regolamenti la maggioranza può cambiare forma di governo e gli studiosi chiamano tutto questo dittatura della maggioranza”.

Durante il suo intervento, Luciano Violante ha criticato l'attuale funzionamento del Csm, proponendo “una terza componente delineata dal Capo dello Stato”. “Molti provvedimenti di conferimento di incarichi – ha spiegato Violante - sono annullati dai Tar e dal Consiglio di Stato per difetto o insufficienza di motivazione. Le motivazioni, però, sono redatte da magistrati del Csm ed è impensabile che questi magistrati non sappiano motivare. Evidentemente molti provvedimenti, frutto di accordi tra correnti o tra correnti ed esponenti politici, non sono difendibili”.

“Il giudice amministrativo – ha continuato Violante - ha annullato tanto il provvedimento che in un primo tempo bocciava la candidatura del primo presidente della Cassazione poi nominato, quanto il provvedimento che nominava l'avvocato generale dello stato presso la procura generale della Cassazione. Così il vero organo di autogoverno della magistratura rischia di essere il Consiglio di Stato e non il Csm”.
C'è solo un'unica soluzione: “inserire nel Csm una terza componente designata dal Capo dello Stato che paralizzi i patti tra correnti o tra correnti e politica, mortificanti per i magistrati meritevoli,
ma estranei alle correnti e ai partiti”.

Favorevole alle proposte avanzate dal PD è stato Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, che durante il suo intervento in difesa della 'figura del magistrato libero in quanto indipendente' ha dichiarato che “dalla magistratura esigiamo professionalità, alla politica però chiediamo confronto e dibattito ma diciamo no alla denigrazione”.

“Non è possibile – ha ribadito Palamara - quando si parla di riforma, che diminuire l'indipendenza della magistratura sia il prezzo da pagare. Noi diciamo no ad una riforma che tocca la Costituzione, per questo apprezziamo le proposte del PD. Vogliamo che il processo penale funzioni per tutti alla stessa maniera. Basta con inutili formalismi, bisogna recuperare velocità e tempistica. Noi – Associazione nazionale magistrati - non siamo un sindacato che si arrocca, abbiamo avanzato proposte serie”. Poi ha chiosato davanti ai cronisti la posizione del Anm in merito al ddl Alfano della messa in prova per gli incensurati condannati con pene fino a 4 anni: “l'Anm è favorevole all'istituto della messa in prova, ma per i reati con pena edittale fino ai tre anni. Questo, per creare simmetria con l'affidamento ai servizi sociali".

Della stessa opinione anche Raffaele Cantone, ex pm anti-camorra. “Il limite della pena a 4 anni mi sembra davvero troppo alto. Ma bisogna cominciare a riflettere su misure deflattive perché le carceri italiane stanno scoppiando''.

“E' evidente – ha aggiunto - che non si può pensare né ad altri indulti, né a eventuali braccialetti. Occorre dosare la pena per evitare un utilizzo indebito di questo sistema. Sarebbe assurdo, infatti, che ne beneficiassero i colletti bianchi o chi ha commesso falso in bilancio”.
 
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edall
view post Posted on 24/11/2008, 21:10




e nel frattempo che si pensa a come fare le carceri si sono dinuovo riempite e come nella tradizione italiana i problemi sono sempre quelli e mai risolti.....
 
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giroandy79
view post Posted on 25/11/2008, 20:08




come documentato da striscia la notizia carceri pronti ce ne sarebbero,ma evidentemente ci sono gioki strani e interessi anke in qsto campo
 
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Alex PS
view post Posted on 25/11/2008, 23:26




CITAZIONE (giroandy79 @ 25/11/2008, 20:08)
come documentato da striscia la notizia carceri pronti ce ne sarebbero,ma evidentemente ci sono gioki strani e interessi anke in qsto campo

La solita gente che ci deve mangiare su a nostre spese...
 
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giroandy79
view post Posted on 26/11/2008, 20:00




notizia agghiacciante su televideo rai di oggi a pag 128.
il ministro della giustizia angelino alfano (un fantoccio pilotato da berlusconi)proporra' a dicembre in parlamento il pakketto giustizia.tra le altre cose,i processi per reati fino a 4 anni-se gli imputati sn incensurati -verranno annullati! in pratica si legalizzano i reati fino a 4 anni.e sn piuttosto gravi
 
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giroandy79
view post Posted on 11/12/2008, 20:17




Giustizia, Veltroni a Berlusconi: comportamento irresponsabile
«Il comportamento del presidente del Consiglio è del tutto irresponsabile»: lo ha detto il leader del Pd, Walter Veltroni, commentando le dichiarazioni di ieri di Silvio Berlusconi sulla riforma della giustizia. «L'Italia - ha proseguito Veltroni - sta entrando nella più drammatica crisi sociale che la nostra generazione ricordi e il presidente del Consiglio cerca costantemente di alimentare una situazione di scontro e di creare condizioni di divisione nel Paese».

«All'opposizione che ha responsabilmente detto di essere disponibile a collaborare per fronteggiare questa situazione che entra nelle famiglie degli italiani e nelle imprese - ha proseguito Veltroni - il presidente del Consiglio ha risposto dicendo: "me ne frego". E sulla giustizia afferma di voler cambiare la carta costituzionale solo con la maggioranza. Si tratta di un comportamento del tutto irresponsabile, che riceverà nel parlamento e nel Paese la risposta che merita».

«Fin quando sarò al governo non mi siederò mai a un tavolo con codesti individui», perché«condivido quanto ha detto Bonaiuti ieri: sono ancora dei marxisti-leninisti». Queste sono le parole che escono dalla bocca al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla presentazione del nuovo libro, ennesimo, di Bruno Vespa «viaggio in un'Italia diversa». E per chi non ci sia già arrivato, è da intendere che i «marxisti-leninisti» di cui parla non sono Prc e Pdci che annunciano una lista comune per le Europee. No, sono i democratici. Walter Veltroni, insomma, e tutto il vertice del Pd.

«Penso che Berlusconi si assuma di fronte all'Italia una grande responsabilità - ha continuato Veltroni - L'Italia in questo momento avrebbe bisogno di fronteggiare unita nel rispetto dei ruoli fra maggioranza e opposizione, la crisi finanziaria, economica e sociale. E invece Berlusconi cerca ogni giorno lo scontro. È una responsabilità molto grave che il presidente del Consiglio assume su di sè».

L’accusa è forse da intendere, in un nuovo cerimoniale ancora poco codificato, come una chiusura netta al dialogo con l'opposizione sul tema della giustizia. Un diktat. Anche se poi il premier a omaggiare il Parlamento aggiunge che «poi in Parlamento i gruppi faranno ciò che vorranno». Ma trattasi di un’aggiunta puramente simbolica, di galateo, perché l’affondo non lascia spazi.

«Non vedo proprio come si possa dialogare: non si può dialogare con chi accusa l'avversario di essere Hitler, di essere il diavolo e di non avere voce in capitolo sulle questioni morali». «Ci vuole rispetto e lealtà - ha aggiunto - e questa sinistra non è democratica, non è riformista e non ha rispetto degli avversari né delle istituzioni». Perché tanta acredine? Per l’appoggio all’allarme dell’Anm sulla “legge.bavaglio”? Sul no – rimasto immutato nel Pd – comunque alla separazione delle carriere dei magistrati tra pm e gip?

Già, perchè il Guardasigilli Angelino Alfano dopo aver incontrato per l’opposizione soltanto il leader centrista Pierferdinando Casini, aveva ricordato che a parte la riforma del processo civile e di quello penale, il vero nodo della riforma della giustizia resta proprio quello: la separazione delle carriere. Secondo Alfano, sono necessari gli interventi sulla Costituzione, con l'obiettivo «della parità tra accusa e difesa, per la quale occorre un giudice terzo ed equidistante da entrambe le parti, che sul piano tecnico si può anche chiamare separazione delle carriere». Per poi passare ad una riforma del Csm «con un intervento serio».

Veltroni aveva dato incarico al ministro ombra Lanfranco Tenaglia di illustrare al governo le posizioni dei democratici sulla necessità di avviare da subito un tavolo con tutte le componenti del mondo della giustizia. Forse questa propensione al dialogo da parte del segretario del Pd è sembrata davvero eccessiva agli esponenti del governo.

Il presidente del Consiglio sottolinea che, nonostante una piccola riduzione dei consensi dovuti alla vicenda di Sky e a quella della scuola, il gradimento nei confronti del governo «resta al 68%». Per lui il governo è un vero paradiso. E i consensi volano come angeli.

Ma la riforma della giustizia non sarà possibile vararla entro Natale, anche percè -spiega - vuole presentare un pacchetto di misure tutto insieme. E quindi procedere a un cambiamento della Costituzione.

Sì sì,vuol cambiare nientemeno la Carta fondamentale. Perché, spiaga: «la Costituzione si può cambiare e poi l'ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con sei mesi di tempo l'una dall'altra. Poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia».

Evidentemente con un criterio altrettanto condiviso come quello applicato alla riforma della giustizia. Cioè, come spiega in un certo qual modo lo stesso Guardasigilli Alfano - che in serata riunisce a questo proposito i capigruppo del Pdl di Camera e Senato - il metodo del dialogo va bene e le riforme condivise ma finché l'opposizione dice sì al governo. «Invece molti sì del Pd invece sono no». E questo non va bene.

Ribatte il vice di Veltroni, Dario Franceschini: «Berlusconi è l'unico capo di un Governo di un Paese democratico al mondo che non accetta, nemmeno psicologicamente, l'idea che esista l'opposizione e passa le giornate a insultarla. È l'unico caso di capo di Governo al mondo che dentro una crisi economica così forte, che preoccupa le famiglie e le imprese non cerca un rapporto costruttivo con l'opposizione. Facendo così fa del male all'Italia e agli italiani».
10 dicembre 2008


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Zorro
l'Unità, 30 ottobre 2008
 
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giroandy79
view post Posted on 20/12/2008, 17:38




Il golpe di Silvio
La manomissione della Costituzione per rendere la politica non indagabile
15 dicembre 2008
Belusconi annuncia il suo golpe morbido: cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza per arrivare alla "soluzione finale" con i magistrati.
- Saranno divise le carriere tra pm e giudici. Con i pm destinati a diventare "avvocati dell'accusa", senza potere d'iniziare le inchieste e di dirigere la polizia giudiziaria.
- I pm dovranno aspettare che sia la polizia giudiziaria (che dipende dal governo) a portare le notizie di reato. I pm così non apriranno più inchieste scomode sui potenti e sulla politica. Finiranno per diventare dipendenti dal governo, impiegati del ministero dell'Interno.
- La Lega vorrebbe l'elezione dei pm. Così la politicizzazione dei magistrati d'accusa sarebbe totale.
- Il Csm sarà riformato e resto più dipendente dalla politica.
- A questo punto la giustizia non sarebbe più uguale per tutti. Inflessibile e rapida per i poveri cristi, morbida e disarmata nei confronti degli uomini del potere e della politica.
La riforma che serve alla giustizia è tutt'altra: rendere più rapidi i processi, più efficaci le indagini, più certe le pene. Attenzione. Non è un problema dei giudici e dei cosiddetti giustizialisti, è un problema di tutti: quello di Berlusconi è infatti l'annuncio di un cambiamento costituzionale per avere un presidente del Consiglio e una politica non soggetti ai controlli di legalità. Un vero golpe, seppur fatto con il consenso della maggioranza. L'instaurazione della dittatura della maggioranza. La democrazia infatti è equilibrio di pesi e contrappesi, è garanzie per le minoranze. Questa sarà la grande battaglia di libertà del prossimo anno: speriamo che se ne rendano conto tutti i cittadini a cui sta a cuore la democrazia e tutti i partiti dell'opposizione
 
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giroandy79
view post Posted on 3/1/2009, 13:48




La riforma della giustizia che piacerà a Cosa Nostra
di Luca Tescaroli*, da Repubblica Palermo, 31 dicembre 2008

L'anno che si sta chiudendo ha visto riesplodere le tensioni tra numerosi settori del mondo politico e la magistratura, a seguito di inchieste e provvedimenti restrittivi nei confronti di detentori del potere di numerose città italiane la cui notizia è prepotentemente deflagrata nei media. Come conseguenza si è riacceso il confronto sulla riforma della giustizia che ha registrato convergenze da parte di esponenti di gruppi politici contrapposti, sfruttando come sponda le gravi vicende che hanno contrapposto gli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro, che certamente costituiscono un fatto eccezionale.

L'idea di fondo che governa le menti di molti autorevoli esponenti politici è quella di imbrigliare l'azione del pubblico ministero e di limitare l'uso di uno dei più efficaci mezzi di ricerca delle prove: l'intercettazione. Si è detto di rendere non più obbligatoria l'azione penale, di attribuire al Parlamento la scelta dei reati da perseguire, di separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri, di togliere il vincolo di dipendenza dal pm alla polizia giudiziaria, che dipende dalla compagine governativa, consentendole di indagare autonomamente dopo la presentazione della notitia criminis.
Si tratta di progetti che sembrano portare avanti la riforma della giustizia adombrata nel gelliano "Piano di rinascita democratica" che profetizzava la responsabilità del guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del pm e la separazione delle carriere. Quanto alle intercettazioni, la maggioranza governativa appare proiettata a limitarne l'uso a una larghissima parte di reati, che comporterebbe di fatto la loro non perseguibilità.
Tutto ciò appare singolare se si pensa che il problema serio della giustizia penale è rappresentato dall'infinità di tempo che occorre per ottenere una pronuncia sulla responsabilità dell'imputato, che un meccanismo bizantino farraginoso e complicatissimo, chiamato processo, sembra ostacolare piuttosto che agevolare. Uno stato di cose che genera inefficienza del servizio giustizia e che si traduce in un discredito della magistratura, contribuendo ad allontanare il consenso di molti cittadini, conquistato nell'ultimo ventennio. Sorge il sospetto che a qualcuno ciò non dispiaccia affatto e che anzi sia gradito.
L'impatto di una nuova regolamentazione di funzionari incapaci di rendere il servizio per cui sono remunerati è certamente meno traumatico nel contesto sociale e sarà difficile trovare chi sia pronto per mobilitarsi e impedire l'eliminazione dell'indipendenza del pubblico ministero, garanzia di uguaglianza per tutti i cittadini.
È singolare il fatto che nessuno faccia riferimento, invece, all'esigenza di riformare certa politica, protagonista di un crescente malgoverno in numerosi settori nevralgici, sempre più pervasa da corruttela, avviluppata soprattutto al Sud a un clientelismo becero, e di impedire che imputati condannati per fatti gravi siedano in Parlamento, ove con il loro voto contribuiranno a riformare la giustizia.
In questo contesto Cosa nostra rimane spettatrice attenta e interessata, pregustando i doni, forse inaspettati, che otterrà laddove le annunciate riforme legislative dovessero essere attuate. L'organizzazione necessita del sostegno dell'uomo politico e del pubblico amministratore per raggiungere i propri obiettivi. Pensate quale vantaggio potrebbe ottenere dall'impossibilità di intercettare i reati tipici della pubblica amministrazione (si pensi alla corruzione o alla turbativa d'asta) propedeutici all'instaurazione di quell'anello di collegamento con i centri di potere. Molte indagini nei confronti di amministrazioni locali hanno consentito di scoprire relazioni con mafiosi e alcuni investigazioni e processi di mafia hanno preso le mosse da indagini nei confronti di appartenenti ad amministrazioni locali.
Pensate a cosa può significare modificare i rapporti fra pm e polizia giudiziaria. Dal momento che la polizia giudiziaria dipende dal governo, potrebbe derivarne che in concreto si faranno solo certe indagini e che potrebbero agevolmente essere impediti i controlli di legalità indirizzati verso determinati interessi cari alla compagine governativa e, al contempo, alla forza mafiosa dominante.
Immaginate cosa può voler dire separazione delle carriere. Un pm che dovrà rispettare le direttive impartitegli dal potere esecutivo? E se venisse previsto di essere feroce con taluni e di essere morbidi con altri, magari verso chi si trova a coltivare rapporti di amicizia o frequentazione con i leader della compagine governativa?
Pensate, poi, cosa può comportare un pm piegato all'esecutivo in un'indagine nei confronti di un colletto bianco, che coltiva legami con esponenti mafiosi. Una situazione che renderà piuttosto difficile solo iniziarla, che consiglierà al magistrato molta prudenza per evitare ripercussioni negative nella progressione in carriera.
Mi auguro che prevalga il senso di responsabilità e che tali conseguenze vengano scongiurate. Spero che nel nuovo anno si pensi, invece, a potenziare l'apparato repressivo (per debellare il crimine organizzato che controlla e condiziona oltre un terzo del Paese e della sua economia), a snellire e a riformare il processo penale, cancellando una serie di inutili formalismi travestiti da garanzie, riducendo le impugnazioni, garantendo che le sanzioni penali irrogate vengano espiate, impedendo che i mafiosi condannati ritornino troppo presto in libertà, continuando a esercitare il potere sul territorio che esercitavano prima del loro arresto.

* Attualmente sostituto procuratore a Roma. E' stato pubblico ministero nel processo per la strage di Capaci e nel processo relativo alla morte del banchiere Roberto Calvi.
 
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giroandy79
view post Posted on 21/1/2009, 19:53




Il 2009 poteva essere l’anno buono per i consumatori italiani, ma così
non è stato. Il governo è intervenuto, infatti, in extremis, e ancora
per decreto, con un rinvio di ulteriori sei mesi, dopo il primo rinvio
deciso a giugno scorso e la promessa, non mantenuta, che il testo
sarebbe stato migliorato e definitivamente approvato entro fine 2008. L’
associazione Indipendente di Consumatori, Altroconsumo, ha lanciato un
appello al Governo, ai presidenti di Camera e Senato e alla commissione
Giustizia presso la Camera dei deputati affinché entro il 1 Luglio 2009
si arrivi ad un testo di legge che regoli finalmente la class action in
Italia. Quello che sta vivendo la proposta è un iter tortuoso e
frantumato in un disegno di legge pendente alla Camera, il decreto
“milleproroghe” e un emendamento del Governo al Senato su un altro
disegno di legge.
Inoltre, nell’appello lanciato, anche su Facebook, l’
associazione ha rilevato che nella lettura delle relazioni dei lavori
della Commissione Giustizia della Camera sembra che anche gli stessi
deputati di maggioranza e opposizione abbiano questa stessa necessità
di chiarezza e si sentono un po' in balia di questo iter
legislativo a
dir poco peculiare e della cortina fumogena messa in atto dal governo
sulla class action. Per il consumatore avere a disposizione uno
strumento come la class action, può divenire uno stimolo per denunciare
piccoli soprusi da parte delle aziende, che spesso si tralasciano per
non avere ulteriori beghe. La portata economica del danno diventa
rilevante se si somma l’impatto che il comportamento illecito produce
sulla collettività dei consumatori e sull’efficienza del mercato. Le
azioni collettive non sono quindi una minaccia alle imprese, ma uno
strumento di controllo diffuso che non potranno far altro che agevolare
le aziende che, già, operano nel rispetto delle regole. Uno strumento
che esiste in tutti i Paesi dell’Ue, e che le associazioni dei
consumatori reclamano per l’Italia.
 
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giroandy79
view post Posted on 6/2/2009, 13:28




MI SCUSO PER LA LUNGHEZZA DELL'ARTICOLO,MA E' TROPPO DELITTUOSO PER NON PUBBLICARLO
tratto dal sito di travaglio
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Testo:
"Buongiorno a tutti.
Oggi parliamo – indovinate un po' – di intercettazioni. L'argomento non è nuovo ma finché ne parlano quelli là bisogna che ne parliamo anche noi perché stanno cambiando ancora la legge e soprattutto sono riusciti a convincere quasi tutti i giornali che il nuovo testo, con i nuovi emendamenti, sarà molto migliore di quello precedente.
E, in effetti, a un primo sguardo parrebbe di si, parrebbe scomparsa la parte più devastante, quella che stilava un elenco di reati per i quali non si potevano più fare intercettazioni.
Ora quell'elenco, grazie soprattutto al pressing di Alleanza Nazionale in particolare della presidente della commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, e di una parte della Lega Nord che si è resa conto, molto tardivamente, dei danni devastanti che il primo progetto Alfano infliggeva alla guerra contro la criminalità e quindi alla sicurezza dei cittadini.
Bene, questa primo pericolo è stato sventato, ma nel frattempo sono stati inseriti altri paletti che paradossalmente peggiorano addirittura la situazione: in teoria, c'è scritto nella legge che si potrà intercettare per tutti i reati con pene superiori ai cinque anni, come è adesso, quindi ritornano a poter essere intercettate le persone indagate o sospettate per tutti i reati di strada – rapine, furti, scippi, spacci di droga, estorsioni, sequestri di persona – compresi i reati dei colletti bianchi come corruzione e reati finanziari.
Sapete qual è il problema? E' che sulla carta tutto ciò sarà possibile, nei fatti si sono inventati due o tre meccanismi che da soli non significano niente, ma incastrati insieme faranno in modo che sarà quasi impossibile disporre un'intercettazione, per i giudici.

Chi potrà richiedere le intercettazioni
Mi spiego: il nuovo testo che è stato presentato alla commissione giustizia con gli emendamenti del governo, stabilisce sostanzialmente quattro cose.
La prima cosa è chi dovrà disporre queste intercettazioni. Oggi il pubblico ministero chiede al GIP l'autorizzazione ad intercettare Tizio e Caio su tutte le loro utenze – casa, cellulari -, il GIP valuta, autorizza l'intercettazione che può durare quindici o venti giorni al massimo e se si vuole proseguire, o perché si spera che dicano di più, che comincino a parlare, che proseguano a dire cose interessanti com'è stato nel primo periodo, il GIP valuta e, se ritiene che ci siano gli elementi, concede la proroga.
Può concedere varie proroghe: se un'indagine dura sei mesi è assurdo che le intercettazioni non possano durare sei mesi, anche perché molto spesso i reati sono prolungati, durano a lungo. Non c'è nessun criminale che si dia un termine ultimo per un reato.
Può essere che la progettazione di un omicidio duri mesi, che la progettazione di una rapina duri mesi, che un sequestro di persona duri anche anni. Si può mettere per iscritto la durata di un intercettazione? No, perché i criminali non mettono per iscritto la durata del loro reato.
L'intercettazione deve durare almeno quanto dura il reato e magari di più, visto che ci sono persone che parlano del reato che hanno commesso molto tempo dopo averlo commesso.
Il giudice decide e da le proroghe necessarie.
In futuro non basterà un GIP soltanto, ci vorrà un collegio di tre giudici per disporre le intercettazioni. Uno dice “vabbè, così siamo più garantiti, sei occhi vedono meglio di due”. Certo, se avessimo centomila giudici. Ma ne abbiamo diecimila, e abbiamo molti tribunali – ottanta, quelli piccoli – che hanno meno di venti magistrati.
Il che significa che i magistrati devono fare il pubblico ministero – alcuni fanno solo il pubblico ministero, ovviamente, perché se uno fa il PM non può fare il giudice; può diventarlo cambiando funzione, ma non nello stesso periodo – o il giudice.
Quelli che fanno il giudice fanno o i giudici civili o quelli penali. Se uno fa il GIP, giudice per le indagini preliminari, non può fare anche il Gup, cioè non può gestire l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio o i riti abbreviati.
In un'indagine ci devono essere un giudice che fa il GIP, uno che fa il Gup, i giudici del riesame – che sono tre e decidono su arresti, arresti domiciliari, sequestri, perquisizioni -, i giudici che fanno i processi in composizione collegiale, per i reati più gravi, e in composizione monocratica per quelli meno gravi.
Se ci sono venti magistrati in tutto il tribunale, come se ne fa a trovare uno che fa il GIP, uno che il Gup, tre che fanno il riesame, tre che fanno le udienze e ora addirittura altri tre al posto di uno che decidono sulle intercettazioni.
E' evidente che non ce ne sono, ce ne dovrà essere uno che fa più ruoli in commedia. Risultato: diventerà incompatibile perché verrà ricusato: “tu non puoi decidere sulle mie intercettazioni perché mi hai già arrestato. Non puoi decidere sul mio arresto perché mi hai già intercettato. Non puoi decidere sul sequestro delle mie carte, perché hai già deciso sulle mie intercettazioni. Non puoi giudicarmi in aula, perché eri il mio GIP”. Si crea un intrico di incompatibilità per cui si creerà la paralisi completa in quel tribunale e non si riusciranno a trovare tre giudici che non si siano occupati del caso affinché possano decidere sulle intercettazioni, sugli arresti, sul processo.
Naturalmente bisognerebbe avere un ministro, cioè non avere Alfano, dato che il ministro si dovrebbe occupare di assicurare il funzionamento della giustizia, non di cambiare le carriere dei giudici, di attaccare i magistrati. Il ministro deve far funzionare la giustizia: dare le biro, la carta, le fotocopiatrici, le volanti alla polizia giudiziaria, gli uffici, le sedie, far tinteggiare dove è sporco, mettere i puntelli dove crolla il tribunale. Questo deve fare il ministro.
Avendo un ministro, invece che questo Guarda gingilli che abbiamo, peraltro seguace di una lunga tradizione di inetti e di ministri ad personam quando non indagati, questo prenderebbe la geografia dei tribunali italiani, prenderebbe quelli piccoli, li cancellerebbe e li accorperebbe almeno nei capoluoghi di provincia, per evitare di avere microtribunali dove i giudici dovrebbero fare tutto e non possono fare niente perché risultano incompatibili.
Ma noi non abbiamo questa fortuna, abbiamo questo ministro che va in giro a delirare di cose che non lo riguardano.

Una dritta ai criminali
Secondo, la durata. Oggi la durata è quella che decide il GIP, giustamente, in base alle richieste del pubblico ministero e in base a quello che viene fuori dai primi quindici giorni di intercettazioni: si decide se andare avanti o se fermarle.
A volte il GIP sbaglia: per esempio, Guariniello quando mise sotto intercettazione i dirigenti della Juventus nello scandalo di calciopoli parte torinese – nell'estate, se non ricordo male, del 2004 – scoprì che Moggi chiamava il designatore degli arbitri, Pairetto, per scegliersi gli arbitri addirittura nelle partite del precampionato.
“Voglio l'arbitro Pieri per il trofeo Luigi Berlusconi”. La domenica Pairetto gli metteva l'arbitro Pieri. Persino per le amichevoli, capite?
Con telefonate così promettenti, quando iniziava il campionato chissà cosa si sarebbe trovato; invece Guariniello, pubblico ministero, incappò in un GIP che non aveva capito, colto lo spessore della vicenda forse perché riguardava il calcio e pensava fosse una burletta, sta di fatto che non gli concesse la proroga all'intercettazione.
Guariniello sul più bello dovette fermarsi. Fortuna che la procura di Napoli, senza sapere niente di quello che stava facendo Guariniello, seguendo la pista della Gea – la società dei procuratori della famiglia Moggi, Lippi etc – aveva attaccato le microspie e i telefonini più o meno delle stesse persone, e anche di più, che Torino aveva dovuto staccare. Proseguirono le intercettazioni anche se gli uni non sapevano degli altri. Riuscirono a beccare tutta la stagione del campionato.
Per tutto il campionato sentirono che Moggi, durante il campionato, faceva anche di più che per le amichevoli: dettava le griglie preliminari per il sorteggio all'altro designatore, Bergamo, e combinava tutto quello che tutti abbiamo saputo tre anni fa e che adesso stanno cercando di farci dimenticare invitando Moggi da tutte le parti a raccontar palle.
In ogni caso, il processo è in corso a Napoli.
E' ovvio che se tu trucchi un campionato manipolando le designazioni arbitrali, condizionando dirigenti, arbitri, giornalisti eccetera, devi essere intercettato per tutto il campionato e non è colpa nostra se dura nove mesi.
Con la nuova legge i magistrati avrebbero dovuto staccare le microspie a metà, anzi molto prima della metà del campionato, perché la nuova legge stabilisce che si potrà intercettare fino a un massimo di quarantacinque giorni, e si potrà avere solo nei casi estremi un ultima proroga fino a sessanta giorni.
L'intercettazione, caschi il mondo, non può durare più di due mesi, salvo casi di mafia e terrorismo.
Cosa te ne fai di due mesi di intercettazioni quando devi scoprire quello che succede per un intero campionato? Cosa te ne fai di due mesi di intercettazioni quando magari c'è un sequestro di persona che dura sei mesi? Metti che al 59° giorno i sequestratori che sei riuscito a intercettare stanno parlando di dov'è il nascondiglio del bambino tenuto in ostaggio: invece di proseguire per capire dove lo tengono devi staccare e andartene.
Voi capite che non solo è una legge assurda, ma è una legge criminogena nel senso che avverte il criminale di quanti giorni deve starsi zitto prima di cominciare a parlare: “Stai zitto due mesi poi di quello che vuoi tanto sei sicuro che non sarai più intercettato”.
Oppure, uno sente al 59° giorno: “domani lo ammazziamo”, “fra una settimana lo ammazziamo”, “fra un mese lo ammazziamo”, “ho trovato quello che dobbiamo ammazzare”, “ho trovato la ragazza che dobbiamo violentare”. Tu cosa fai, stacchi tutto e te ne vai? No, insisti per cercare di capire chi è la ragazza, chi è il tizio destinato ad essere ammazzato per cercare di prevenire ed evitare. Quante volte l'intercettazione evita l'omicidio!
Lo sai prima che stanno andando ad ammazzare qualcuno, invece di metterci lui fai trovare i poliziotti così quando arrivano i killer vengono arrestati. Quante volte!
Quante volte Genchi, il famigerato Genchi, è riuscito a far sventare delitti o a far scoprire persone che hanno commesso delitti proprio con l'incrocio intelligente fra tabulati e intercettazioni.
Niente, qui caschi il mondo al sessantesimo giorno devi staccare e andare via.
Speriamo che la facciano così, questa legge, perché se la fanno così abbiamo la matematica certezza che è incostituzionale: in un Paese dove c'è l'obbligatorietà dell'azione penale e soprattutto dove vige il principio della non dispersione della prova, immaginate se la Corte Costituzionale, a meno che non cambino anche quella, potrà mai consentire una legge che ti impone sul più bello di rinunciare ad acquisire le prove, una cosa folle.
Speriamo che nessuno faccia emendamenti migliorativi perché peggio è questa legge più abbiamo speranze che venga frantumata e incenerita dalla Corte Costituzionale.
L'unica speranza è questa: che continuino a scrivere leggi coi piedi come adesso.

Stop alle intercettazioni ambientali
Terzo fatto: i posti dove si potranno fare le intercettazioni saranno solo posti – parlo delle ambientali, quando si mette la cimice dietro il televisore, sotto il sedile della macchina, dentro la valigia, appiccicata alla giacca – dove si ha il fondato sospetto che si commettano dei reati.
Oggi non è così, è una pura assurdità: come fai a sapere prima se in un posto si commettono reati? L'importante è sapere che un sospetto frequenta certi posti e in quei posti non è che commetta reati, ma parla al telefono o con degli amici.
Un capo mafia non è che a casa sua strangola la gente, a casa sua magari riceve qualcuno e insieme a lui parla di appalti da truccare, negozi da taglieggiare eccetera.
Pensate a quante volte viene messa la microspia nella macchina di un tizio: mica quello fa dei delitti dentro la macchina, c'è la speranza che mentre sta in macchina parli con qualcuno, si incontri segretamente con qualcuno. Mica per fare un reato, ma magari per parlare di qualcosa che ha già fatto, chi lo sa.
Furono beccati in un'autoscuola di Palermo degli uomini di Provenzano che facevano scuola guida e che si chiudevano dentro la macchina per parlare di cose riservate, senza sapere che dentro la macchina avevano le cimici. In macchina non hanno mai fatto nessun reato, però in quella macchina parlavano di come dovevano aiutare alle elezioni Marcello Dell'Utri, candidato alle europee nel 1999.
Al processo Dell'Utri ci sono le telefonate di questi qua che organizzano la campagna elettorale per questo signore, ed è uno degli elementi di prova sul fatto che Dell'Utri otteneva in cambio dei suoi numerosi appoggi alla mafia degli appoggi a sua volta, così i giudici di primo grado hanno fatto scattare il concorso esterno, che esige questa reciprocità di rapporti e di favori.
Bene, d'ora in poi se non si ha un elemento concreto che in un certo posto sta per svolgersi un crimine non si potrà più mettere la microspia. Siamo, ovviamente, alla follia.

Intercettazioni: comma 22
Ma la cosa più delinquenziale di questa legge è il quarto punto: quando si possono disporre le intercettazioni. Quali sono i requisiti, quali sono i limiti per disporre le intercettazioni.
Oggi, il giudice dispone l'intercettazione su richiesta del pubblico ministero soltanto se ci sono elementi che fanno giudicare quella intercettazione indispensabile per il proseguimento delle indagini. Se tu dici che è inutile fare pedinamenti o cercare le impronte ma non c'è altro da fare che intercettare, per il tipo di criminale è indispensabile, per incastrarlo, intercettare il giudice intercetta.
In futuro non sarà più così: occorreranno “gravi indizi di colpevolezza” a carico della persona da intercettare.
Cosa vuol dire “gravi indizi di colpevolezza”? Vuol dire che per intercettare X devi già sapere che X è colpevole. Per intercettare, in un'indagine di omicidio o sequestro di persona, devi già conoscere il colpevole puoi intercettare soltanto lui.
Uno dice: ma se hai già trovato il colpevole, a che serve intercettare? L'intercettazione serve a scoprire il colpevole! Qui no: prima devi scoprire il colpevole, poi puoi fare l'intercettazione.
Ma se hai scoperto il colpevole lo arresti, mica lo intercetti! Se scopri il colpevole chiudi le indagini e lo mandi a giudizio, mica lo intercetti! Intercetti per scoprire chi è stato.
Mi collego con una cosa che avete sicuramente letto sui giornali in questi giorni a proposito dell'archivio Genchi, che sta diventando un'altra barzelletta ma è in realtà un gravissimo episodio di disinformatia mediatica, come dicevamo lunedì scorso.
Avete letto che Genchi è stato convocato dal Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti presieduto da Rutelli, uno che avrebbe almeno due motivi per non presiedere - o almeno per astenersi in questo periodo dal presiedere – il Copasir.
Era in contatto telefonico con Saladino, principale indagato di Why Not, a Napoli risultano suoi contatti attraverso il rutelliano Lusetti con Romeo, l'imprenditore che sta in carcere per gli appalti della Global Service, e Rutelli questa settimana ha interrogato come capo del Copasir De Magistris e Genchi.
De Magistris è quello che ha fatto l'inchiesta Why Not su Saladino scoprendo i rapporti telefonici con Rutelli, Genchi è quello che faceva il consulente di De Magistris a Catanzaro e ha lavorato su quei contatti telefonici. De Magistris, in più, adesso fa parte del tribunale del riesame di Napoli e che ha confermato gli arresti per Romeo, scrivendo quello che risulta nell'indagine: che Romeo aveva rapporti, ancora tutti da chiarire, con Rutelli.
Tutti i giornali avevano raccontato di questi rapporti fra Romeo, la Margherita, Lusetti e anche un incontro con Rutelli. Non dimentichiamo che Romeo, pur essendo già stato arrestato e condannato in primo e secondo grado per corruzione negli anni Novanta, finanziava la Margherita ed Europa, il giornale della Margherita. Rutelli aveva accettato, o forse non l'avevo informato, il che sarebbe molto grave, che il suo partito prendesse soldi da uno che era noto come un corruttore di politici, già nella Prima Repubblica.
Perché vi ho ricordato questo? Perché a un certo punto, dopo che Rutelli – in palese conflitto di interessi – e gli altri del Copasir hanno torchiato De Magistris e Genchi a proposito della bufala dell'archivio Genchi, i giornali hanno scritto che erano emersi fatti gravissimi: si è scoperto che Genchi e De Magistris avevano acquisito tabulati telefonici di persone non indagate.
Apriti cielo! Oddio, tabulati di non indagati! Questi ignorantoni non sanno nemmeno che la legge non solo consente di prendere tabulati di persone non indagate, ma consente addirittura di intercettare persone non indagate.
Prendete il caso del sequestro di persona: chi è la prima persona che si intercetta appena viene rapito un ostaggio? La sua famiglia, il suo numero di casa, dei suoi parenti, familiari e amici.
Sospettati di averlo rapito? No, persone alle quali i sequestratori potrebbero telefonare per chiedere il riscatto: se non intercetti il telefono come fai a beccare la telefonata dei sequestratori e a cercare di risalire?
Ci sono altri casi: quando ammazzano qualcuno e non si sa chi potrebbe essere stato, si mette a tappeto sotto intercettazione i telefoni di tutti i familiari, amici, tutti i possibili nemici – vicini di casa, ricordate il caso di Simonetta Cesaroni, il delitto di via Poma, il delitto dell'Olgiata.
Mettono sotto controllo i telefoni di tutti i conoscenti nella speranza di captare qualcosa che aiuti a trovare l'assassino. Figuratevi con questa nuova norma! Prima trovi l'assassino e poi gli metti il telefono sotto controllo: fantastico!
Tenete presente che, sempre in questi emendamenti del governo, c'è pure specificato: “L'intercettazione si può disporre solo quando assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione dell'indagine”, questo già dice la legge oggi, come vi ho detto prima”. Incastrate questa cosa con quell'altra disposizione - “solo quando sussistono gravi indizi di colpevolezza” sulla persona da intercettare – e voi vedete che uno dice: io la intercetto solo quando ho scoperto che è colpevole, ma a qual punto non è affatto indispensabile per il prosieguo delle indagini, l'intercettazione: sei hai già scoperto che è colpevole come fa ad essere indispensabile intercettarlo.
Praticamente, se devi trovare il colpevole prima di intercettarlo quando chiedi di intercettarlo il GIP ti dirà che non è indispensabile per il proseguimento delle indagini. Non si intercetta mai!
Prima perché non hai ancora scoperto il colpevole, dopo perché l'hai scoperto!

Il governo dell'insicurezza
Contenti loro... se fosse una questione tra i politici e i magistrati noi potremmo anche fregarcene. Il problema è che se non si può più intercettare nessuno se non si è scoperto che è già colpevole, noi cittadini saremo molto più esposti ai crimini.
Anzi, quando i criminali sapranno che la nuova legge è questa, commetteranno molti più delitti perché non avranno più alcuna paura, nemmeno quel pochino di paura che hanno oggi, di essere presi.
Questo è quello che succederà, pensate al caso degli stupri nel Lazio negli ultimi giorni: hanno scoperto molti di questi stupratori intercettandogli il telefono e incrociando i tabulati, esattamente quello che fa Genchi.
Pensate se il giudice, per intercettare questo branco di presunti stupratori, avesse dovuto aspettare che il Pm gli desse la prova o il grave indizio che quelli erano colpevoli: non sarebbero ancora sotto intercettazioni adesso e non lo sarebbero mai, quindi avremmo più stupratori in giro, magari avrebbero già colpito altre ragazze.
E questo è il governo della sicurezza.
Mi rendo conto che sembra incredibile quello che stanno preparando, però purtroppo è quello che ci sta per accadere sulla testa.
Passate parola."
 
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9 replies since 22/11/2008, 13:45   179 views
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